Più le linee e le forme sono semplici, più hanno bellezza e forza.
J.A.D. Ingres
Per Dady Orsi il disegno è il mezzo per formulare il pensiero figurativo e tradurre in segni le sue emozioni.
Per esprimere l’ampio spettro delle sue sensazioni utilizza una varietà sconfinata di stili e tecniche. In questo esercizio quotidiano Orsi trova la libertà dell’improvvisazione mai però disgiunta dal rigore. Il primato del disegno si riscontra anche nella sua pittura, dove la linea gioca un ruolo fondamentale. Ancora giovanissimo, utilizza modi non accademici di disegnare. In alcuni schizzi raffiguranti animali eseguiti negli anni Trenta utilizza una tecnica a pennello ispirata alla pittura cinese. Qui l’eleganza e la naturalezza vengono perseguite attraverso una rapidità del segno solo apparentemente spontanea. Orsi usa il disegno anche per prendere appunti dalla vita reale. Se nei piccoli gruppi di famiglia dei primi anni Quaranta disegna a puro contorno e raffigura con ironica sottigliezza irregolarità e disparità sociali, da artista soldato disegna le fucilazioni con la secchezza ferma di chi ha vissuto in prima persona gli orrori della guerra: queste opere sono tra i rarissimi casi in cui l’artista raffigura il “legno storto dell’umanità”. Matita e inchiostro dato a penna e pennello sono le tecniche più utilizzate. Gli anni Cinquanta vedono un artista che tratteggia con linea aperta, aerea e mobile la grazia delle figure femminili e della danza. Nei disegni a cera il segno astratto dà alle creature raffigurate un carattere arcaico e primordiale. Questa singolare tecnica è analoga a quella del batik, dove il disegno viene tracciato con cera trasparente sulla quale poi si stende un colore che ne rivela le linee. Negli anni Sessanta è in bilico tra l’energia drammatica di Picasso e un desiderio di distaccata leggerezza. Tra le tecniche fanno la loro comparsa il collage e i pastelli colorati. A partire dagli anni Settanta esegue una grande serie di figure femminili disegnate a pastello. Il lavoro degli ultimi decenni privilegia la trasparenza dell’acquarello o della gouache liquida su pochi segni. In alcune nature morte degli anni Ottanta il lavoro sul disegno minimo congiunge la vaghezza della trasparenza con la precisione.


















