Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi.
Amedeo Modigliani
Per Dady Orsi il disegno è il mezzo per formulare il pensiero figurativo e tradurre in segni le sue emozioni.
Per esprimere l’ampio spettro delle sue sensazioni utilizza una varietà sconfinata di stili e tecniche. In questo esercizio quotidiano Orsi trova la libertà dell’improvvisazione mai però disgiunta dal rigore. Il primato del disegno si riscontra anche nella sua pittura, dove la linea gioca un ruolo fondamentale. AnLa figura umana è predominante nella produzione di Dady Orsi. I soggetti che ritrae sono principalmente i membri della famiglia e gli amici più intimi raffigurati nel decoro della loro quotidiana umanità. La ricerca di una dimensione scevra da qualsiasi eroismo e monumentalità si rispecchia nella scelta del piccolo formato. In consonanza con il periodo storico, negli anni Quaranta utilizza una tavolozza dai toni spesso aspri e amari, che lo apparenta agli artisti non solo di Corrente, ma anche a Picasso, la cui influenza emerge prepotente. Man mano che lo sguardo sull’essere umano si fa più sottile, la tavolozza vira verso una gamma cromatica più fredda: la dolcezza rimane, ma le figure risultano più algide, quasi ad evocare la sobria eleganza in cui si atteggia la borghesia colta del tempo. L’espressione dei soggetti rappresentati è sempre improntata a un equilibrio che richiama alla mente la frase di Modigliani: «la felicità è un angelo dal volto serio». Gli anni Sessanta vedono un avvicinamento agli esiti più sintetici dell’arte novecentesca. Sempre più spesso i soggetti assumono sembianze simboliche o mitiche, la cui forma si allontana dall’anatomia umana. Anche la materia della pittura si fa più rarefatta. Nell’imponente serie ispirata al quadro Las Meninas di Velazquez, sul prototipo si innestano i riferimenti a Picasso e Giacometti. A partire dagli anni Settanta si assiste a una sorta di ritorno all’ordine, all’anatomia e al realismo, espresso per esempio nella copiosa produzione di pitture erotiche, amatissime dai galleristi Beppe Mainieri, Piero Fornasetti e Jean Blanchaert e dal poeta Raffaele Carrieri. Tra le molte figure femminili dipinte negli anni Ottanta spicca il ritratto della moglie Megy Bassi (1989) dove una luce particolare, resa attraverso le accensioni del giallo, e il ricorso ai modi decorativi di Klimt celebra con sguardo amoroso la propria donna.

















