Nature morte, 1940 – 1996

[…] appendibili rappresentazioni di vita sospesa […] oggetti di consolazione per il nostro frenetico vivere, icone da contemplare in pause di ristoro dell’occhio e dello spirito.

Miro Silvera

La natura morta è un genere che Dady Orsi conosce bene in tutta la sua evoluzione storica: da Zurbaràn a Baschenis, da Cézanne a Morandi.

Continua a leggere…

Orsi sa quanto necessario sia andare oltre «l’esercizio accademico della pera e della mela» (così il critico Raffaele DeGrada definisce quella pittura che riflette una pura costruzione formale). Nelle sue nature morte, silenziose e poetiche, una composizione rarefatta e rigorosa crea un senso di sospensione del tempo. Orsi si concentra su pochi oggetti dall’aria ordinaria e vissuta, resi con una pittura-segno vibrante, più sfaldata e materica negli anni Quaranta, più liquida e aerea – fino ad arrivare, nel decennio successivo, a una leggerezza quasi immateriale. I lavori degli anni Cinquanta registrano un significativo mutamento di rotta (parallelo a quello che si ravvisa nei paesaggi). L’adozione, cioè, di un linguaggio di forme geometriche e semplificate, mutuate dall’astrazione e dal cubismo. L’uso di alcune forme, come i cerchi concentrici o le spirali determinano effetti di movimento e radiazione. Gli anni Ottanta e Novanta vedono il ritorno a una figurazione più classica e a proporzioni più ampie. Frequenti sono i richiami alla natura morta seicentesca (esempio ne è la rappresentazione di liuti e strumenti musicali barocchi che rimandano alla simbologia musicale del concerto sospeso alla Baschenis). Nel rappresentare gli oggetti da lui collezionati per una vita, Orsi predilige una pittura dai toni neutri e opachi. Nella “vita sospesa” di questi oggetti, l’artista trova quel ristoro così ben descritto dal poeta Miro Silvera. A metà anni Novanta, si ispira alla pittura di Morandi, con opere che richiamano l’equilibrio e la nobile semplicità del Maestro Bolognese. Uova, frutta, giornali spiegazzati, suppellettili d’antiquariato sembrano colti appena prima o appena dopo il loro uso quotidiano, come elementi vivi nel flusso delle attività umane.