L’artista che utilizza vetri trasparenti come supporto per la sua pittura crea simultaneamente due dipinti.
Frieder Ryser
Nel ventesimo secolo la tecnica del sottovetro è stata utilizzata da maestri come Kandinsky, Klee e Duchamp.
Tra gli artisti italiani del secondo Novecento, solo Dady Orsi ha prodotto dipinti sottovetro in quantità così significativa. Orsi vive la pittura sottovetro come un esercizio di meditazione (o un rituale) da svolgersi con la luce del primo mattino. Nell’ottica di questa dimensione meditativa la maggior parte di questi dipinti raffigurano soggetti simbolici e/o allegorie esoteriche come strumenti musicali (allegoria barocca della musica ridotta al silenzio), raggi di luce, chiavi e orologi. Altro soggetto rappresentato è quello del nudo accostato alla fragilità del vetro che può essere interpretato come un richiamo alla Vanitas, alla fragilità della vita umana. Tra i temi prediletti dall’artista nature morte di oggetti domestici, figure umane, volti distorti dall’anamorfosi e, soprattutto, stanze che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, l’artista raffigura come ‘spazi’ mentali gremiti di racconti affascinanti, di ricordi d’infanzia e suggestioni dei sensi. Non semplici interni domestici, quindi, ma vere e proprie Wunderkammer. Pur avendo un aspetto cristallino che riflette la lucidità che l’esecuzione richiede, i dipinti sottovetro non sono fatti per essere guardati in trasparenza come le vetrate. La funzione del vetro è piuttosto quella di dare ai colori una lucentezza smaltata e specchiante. La tecnica richiede controllo e fermezza. L’immagine da dipingere deve essere così chiara nella mente da poter essere dipinta al contrario, in un arduo tour de force tecnico. Il termine inglese reverse glass painting descrive bene la peculiarità del processo, che avviene dipingendo il lato inferiore della lastra di vetro, partendo dai dettagli e da ciò che deve apparire in superficie per poi stendere mezzi-toni e sottofondi. Orsi è così esperto da saper riprodurre anche la tecnica tardoantica dell’oro graffito sottovetro. Finito il dipinto, il fondo steso a spray (quasi sempre nero) conferisce un’intonazione scura, creando così un contrasto concettuale tra la lucentezza del vetro e l’oscuro esoterismo dei simboli.













